Tango
argentino

Liber Art Tango è un progetto di ricerca creato da Sebastiano Foti e Paola Campagna.

La metafora che definisce meglio la nostra metodologia è quella della bottega di un’ artigiano, all’interno della quale si cerca con cura pazienza e sensibilità di restituire all’arte della danza, in relazione con la  musica, il suo valore e la sua forza comunicativa.
L’obiettivo… tornare all’antica unità, gli elementi maschile e femminile, si incontrano si fronteggiano… si fondono… separano… dialogano, si scambiano… in accordo ai suggerimenti musicali.
La danza del tango diviene allora uno spazio prezioso dove poter sperimentare la vertigine di essere uno…

Il tango che si vuole proporre  riprende e restituisce valore agli aspetti che lo hanno caratterizzato  alle sue origini. La differenziazione dei ruoli nella danza è la garanzia per la comunicazione, i danzatori realizzano all’istante il loro dialogo, fatto di alternanza di sospensioni e spirali…..

Quindi non la memoria dei passi fa la danza, ma l’attenzione intuitiva in accordo con la musica. Per poter sperimentare un senso di vitalità e di originalità che fa di ogni danza un momento unico.  Spesso ci si trova a ripetere i passi senza sentirsi i protagonisti della propria performance, Integrare la conoscenza tecnica del movimento con il qui e ora della ‘ danza’.

Racconto di un inizio…

Paola…

I principi di base erano, camminare , ruotare la colonna vertebrale, non muovere le braccia in maniera indipendente dalla colonna e farlo in due, nell’abbraccio a distanze diverse l’uno dall’altro…

 l’impresa sembrava impossibile… mi accorsi allora che imparare a camminare era la cosa più complicata, ma se si riusciva a mantenere questi principi, succedevano delle cose fantastiche e soprattutto si riusciva a ballare senza dover rimanere legati alla memoria dei passi…i passi venivano da soli … e sorpresa ne venivano fuori dei nuovi , mai visti mai fatti a volte irripetibili, perché cambiavano le condizioni, la musica , lo spazio in cui ci si muoveva le persone intorno, e la persona con cui si balla …infinite variabili, infinite danze…  il Tango era l’apoteosi dell’improvvisazione!!!

Avevo trovato, sapevo perché  il Tango mi aveva catturato, perché il lavoro sull’improvvisazione è alla base della mia ricerca, e il tango andava ad arricchire e stimolare la mia curiosità.

Come dice un famoso musicista con cui  collaboro “L’improvvisazione non si improvvisa”. È una pratica che faccio da tanto tempo; è una pratica di vita non solo di danza; è come dire “come ti orienti tu nel mondo? Hai sempre tutto programmato?” Oppure ti fai la tua mappa intuitiva? Sei una persona che sente e che vive in un altro modo . essere svegli…coscienti…

 mi resi conto quindi dell’enorme limite di insegnare i passi, perché le persone li ripetevano  all’infinito e  quando si andava in Milonga, così si chiamano i luoghi in cui si balla, i danzatori ripetevano sempre le stesse sequenze imparate, senza riuscire a uscire da quello schema, come ingabbiati.

L’unico problema che ora mi si poneva di fronte era quello di trovare una persona che condividesse con me questo mio pensiero.

Sebastiano…

È arrivata, dopo 15 anni, quando ormai stavo per chiudere con l’insegnamento del Tango, portandomi dietro le  sperimentazioni, i seminari fatti su idee innovative, l’averlo accostato alle arti marziali e un po’ anche alla contact improvvisation, ma  sempre con la sensazione di qualcosa di   incompiuto…

Era un ‘allievo di un mio corso, da subito mi accorsi di alcune caratteristiche interessanti di questa persona che mi davano la sensazione di aver finalmente trovato qualcosa di diverso.  Scoprii successivamente che veniva dallo studio delle arti marziali e portava avanti una propria ricerca sul movimento, era musicista e praticava la medicina cinese.. , quindi quando ci siamo incontrati abbiamo iniziato a sperimentare insieme. Lui aveva delle qualità che mi hanno permesso di ricercare insieme quali, l’utilizzo dello spazio, e una determinata connessione.  Essendo meno esperto di me in questa danza il mio metodo di insegnamento non è stato quello di spiegargli a voce le cose da fare ma ho adottato la tecnica di danzare e di trasformare  in passi tutti gli eventuali  ‘errori’  –  questo mi ha dato  l’opportunità di creare una serie infinita di legazioni. Quando io li rimodulavo danzando, lui non si fermava, ma rimandava ad un altro movimento. Noi abbiamo iniziato così, attraverso gli errori. Nell’improvvisazione, spesso si dice che si spera quasi di incontrarlo l’errore perché è quel momento particolare che ti spinge a creare qualcosa di nuovo che non avevi previsto .

Ecco posso dire che l’improvvisazione è essere pronti per l’imprevisto.

 La ricerca si è sviluppata su diversi livelli, abbiamo intanto applicato e siamo rimasti fedeli ai principi  che regolano il movimento, abbiamo lavorato sulla camminata, sperimentando sempre differenti modi, non abbiamo mai dato niente per scontato.

L’uso del peso, le spinte, la rotazione della colonna in accordo ad un abbraccio  che permetteva di mantenere la stabilità della parte superiore del corpo, nonostante la forza e il virtuosismo delle gambe.

Ci siamo divertiti a fare con un abbraccio stretto cose che solitamente non si facevano, tipo giri, ed incroci di gambe al limite del possibile.

Il nostro luogo di sperimentazione oltre alla sala prove, dove ci vedevamo una volta a settimana, era proprio la Milonga, li dove gli altri solitamente andavano per esibirsi e far vedere quello che sapevano fare, per noi invece era una palestra di sperimentazioni ulteriori, eccitati anche dal pubblico che ci guardava, ma come parte integrante di una profonda comunicazione.

Ecco anche dove ci siamo differenziati, per noi non è un’esibizione come si chiamano oggi le performance di tango, ma è una forma di espressione, in accordo alla musica.

L’altro esperimento per me era ballare con gli occhi chiusi, lo facevo spessissimo anche in Milonga, ovviamente rischiando…ma era meraviglioso, perché vedevo il disegno dei passi, e con l’abbraccio stretto, e il busto a contatto con quello dell’altro, si ha la vertiginosa sensazione di essere una sola persona… come diceva Platone nel suo libro il Simposio…in origine eravamo uno, con due teste, quattro braccia e quattro gambe…poi ci hanno separato…e dal quel momento continuiamo a cercare l’altra metà…

E anche qui, la nostra ricerca ci contraddistingue, riguardo i ruoli, maschio e femmina.

In realtà… l’aspetto femminile e maschile, li abbiamo entrambi dentro di noi, all’esterno manifestiamo uno di dei due, quindi anche nel cambio di ruolo, non c’è tutta questa differenza, cambia solo chi da l’iniziativa al movimento e l’altro segue.

Ma anche seguire e dare iniziativa vivono insieme, a volte si evidenzia uno o l’altro, non è che c’è qualcuno che ne è privo o non lo conosce. Questo permette una danza molto diversa.

La comunicazione del tango è potentissima, sempre vera, mai formale.

Ed è proprio il motivo per cui è nato il Tango che si caratterizza come danza sociale.

Credo che questo aspetto  si sia un po’ perso e oggi  si da molta importanza   a fare campionati e gare;  …non so, credo proprio che abbia preso  una direzione  opposta a quella per cui è nato.

La musica  guida, è lei che organizza quello che c’è da fare. La cosa più bella… mettere in risalto la musica attraverso la danza.  Lasciare che il corpo si faccia attraversare da quella vibrazione.
C’è una frase di un musicista di Jazz che dice “l’unico momento in cui possiamo agire è il presente” e l’improvvisazione si nutre di presente. Il passato e il futuro te li porti dentro, noi siamo tutte e tre le cose. Sicuramente l’improvvisazione è fatta di memoria, talento, pratica ed errore.